curiosità stroriche padovane  1°

DANTE A PADOVA

II Sommo Poeta esiliato da Firenze trovavasi a Bologna nel 1306, quando anche in quella città scoppiato il dissidio fra i Guelfi, Neri e Bianchi se ne impadronirono e Dante che apparteneva al partito avverso dovette fuggire anche di lì per aver salva la vita. Si reco nella tranquilla Padova che si governava da se a libera Repubblica.

Qui i Papafava lo accolsero e lo ospitarono con ogni onore, anzi da un atto notarile esistente in archivio che porta la data 27 agosto 1306 risulta che Dante firmo come teste dei Papafava l'atto stesso.

L'amico suo Giotto che a quel tempo dipingeva per conto di Enrico Scrovegni la chiesetta dell'Arena, come compagno e fratello gli rese meno acerbo l'esilio. Nella sua «Divina Commedia » parla di Padova parecchie volte e nomina persone da lui conosciute per fama e nel suo libro «Della Volgare Eloquenza;» cita alcune parole del dialetto padovano oggi assai trasformato, ma che rimane puro in qualche paese del contado.

Non molti mesi pero si fermo a Padova, dal marzo al settembre 1306, poiché risulta che il 6 ottobre di quell'anno era procuratore del marchese Malaspina a Massa di Carrara per conto del quale in quella data concluse la pace col Vescovo feudatario di Luni. Padova, dunque, fra i molti suoi onori, può vantare anche quello di aver dato ospitalità all'Esule illustre.

 

 

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Ignazio Sommer (Merzio)